Quello che resta di quel pomeriggio è una esperienza significativa di incontro tra due gruppi di ragazzi
divisi solo dal fatto che, come ha ricordato Massimo Achini (presidente provinciale CSI ed allenatore della
squadra del Beccaria), quelli con la “divisa gialla” hanno commesso degli errori non immediatamente
cancellabili.
Io ho voluto essere presente perché sono convinto da sempre che la prima Formazione che dobbiamo
perseguire per aiutare a crescere i nostri atleti sia quella che li abilita alla vita reale e quindi questa
opportunità non poteva essere persa (e nemmeno da me ) .
Un po’ di tensione non è mancata a nessuno ed è servita a rendere speciale un evento che non
dimenticheremo. Credo che proprio questo sottile disagio sia stato importante perché tutti i sensi fossero
attivati al fine di raccogliere più informazioni possibili su un posto così poco famigliare: la consegna dei
cellulari, la presenza delle guardie penitenziarie, l’apertura e chiusura dei cancelli temporizzati che ci hanno
accompagnati fino all’aula dove ci siamo cambiati per la partita, sono stati altrettanti elementi di richiamo
ad una realtà sconosciuta .
Ma, una volta in campo, tutto è diventato normale, sì, perché i ragazzi del Beccaria non sono così diversi da
noi , la vita li ha solo aiutati un po’ meno .. e allora ti accorgi che, in modo assolutamente naturale, il
portiere prestato a loro, durante l’intervallo non torna nemmeno tra i suoi usuali compagni, ma rimane,
abbracciato ad un altro, ad ascoltare i suggerimenti del loro mister … e poi vedi come si mescolano a fine
partita consolando il più piccolo degli avversari che piange all’idea di aver perso una partita sulla quale
aveva investito sogni da settimane.
Va detto che un grande aiuto lo abbiamo ricevuto dalle ragazze ( Giorgia e Giulia ) che si occupano, per il
CSI, della possibilità di socializzazione di questi atleti reclusi e che ci hanno guidato con competenza alla
scoperta di questo mondo solo apparentemente lontano .

Enrico Molinari